La coltivazione della vite in questi territori ha radici molto lontane. Già nei documenti delle Castellanie di Miradolo e San Secondo, risalenti al XII secolo, si trovano riferimenti alla viticoltura, come principale fonte di reddito per l'area collinare di Prarostino. Nonostante la riduzione delle superfici a vigneto, ancora oggi la viticoltura è una risorsa importante per Prarostino. La favorevole esposizione a sud-est della Conca Verde che scende verso San Secondo determina un microclima ideale per la vite che permette di ottenere uve di elevata qualità. Nei tradizionali vigneti plurivarietali, sono presenti diversi vitigni, dai più classici piemontesi (Barbera, Bonarda, Freisa) a quelli rari autoctoni, come Doux d'Henry, Neiret Pinerolese (Chatus), Avarengo. I vigneti sono presenti sui versanti collinari esposti a sud-est, ideali per la vite e per favorire l'elevata qualità delle uve, ma, al tempo stesso, difficili da coltivare. Le pendenze ostacolano la meccanizzazione, gran parte del lavoro è ancora gravato dalla fatica dell'uomo, gli appezzamenti sono di piccole dimensioni a causa della frammentazione fondiaria. Solo la dedizione, la professionalità e la passione degli agricoltori locali per la viticoltura permettono a questo settore di sopravvivere su queste colline, con i conseguenti vantaggi per l'assetto idrogeologico e paesaggistico.
Tra le forme di allevamento tradizionali ricordiamo la "taragna pinerolese". La vite veniva potata a controspalliera (forma appiattita lungo il filare); i capi a frutto, piegati ad archetto, e la vegetazione erano sostenuti da pertiche orizzontali che collegavano i pali lungo la fila. Il tutto era realizzato in legno di castagno, specie molto diffusa nei boschi locali e particolarmente adatta in quanto l'elevata presenza di tannini garantiva la lunga durata dei pali. Oggi le pertiche in legno sono state sostituite da fili metallici, ma, proprio a Prarostino, è ancora possibile osservare molti vigneti impostati secondo il sistema tradizionale.
Un'altra forma di allevamento tipica delle colline prarostinesi è la pergola unilaterale. Sui pali, ad un'altezza di circa 1,5 m, vengono fissate delle traversine orizzontali, perpendicolari alla direzione del filare e dirette verso valle. All'estremità di queste è fissato un filo metallico. I due tralci produttivi, spesso intrecciati, partono dal ceppo e vengono piegati orizzontalmente e legati alle estremità sul filo. Questa forma, in cui la vegetazione è rivolta verso valle, consente un'ottimale ricezione della luce nei versanti collinari.