La Castanicoltura in Unione Montana è una attività plurisecolare che ha attraversato un periodo di abbandono con conseguente degrado dei castagneti da frutto e la conseguente diffusione di malattie endemiche.
Negli ultimi anni questa attività, soprattutto in Val Pellice, sta vivendo una decisa azione di rilancio ed infatti molti castagneti sono in fase di ripresa grazie ad interventi di potatura e recupero di castagni di grandi dimensioni.
Le due cultivar di Marrone presenti in valle, il Marrone di Lusernetta e il Marrone di Villar Pellice, presentano caratteristiche gastronomiche di pregio e sono entrambe utilizzate nella produzione di prodotti di pasticceria. In vallata sono però coltivate anche altre castagne di pregevole qualità come la Gioviasca, la Ruiana, la Primaticcia e la Solenga.
Il recupero dei castagneti da frutto oltre a contribuire allo sviluppo dell’economia agricola locale è una tappa fondamentale della caratterizzazione, della cura e della gestione del territorio. I grandi castagni, antichi e imponenti posizionati a volte in radure a ridosso delle piccole borgate, a volte su terrazzamenti sostenuti da muretti a secco, sono dei veri elementi paesaggistici di pregio.
Per sviluppare e valorizzare gli aspetti economici legati alla produzione della castagna è stata fondata l’associazione «Produttori della castagna della val Pellice», che conta una sessantina di soci. Lo scopo sono la raccolta e la vendita del prodotto al prezzo migliore. Fino agli anni ’80 in vallata esisteva un vero e proprio mercato, con diversi grossisti che al venerdì a Torre Pellice e al martedì a Bobbio acquistavano le castagne. Successivamente questa attività si è affievolita in conseguenza del minore interesse generale per questo frutto e dell’invecchiamento degli addetti; la costituzione dell’associazione dei produttori della val Pellice ha portato fra l’altro, alla definizione di un disciplinare di produzione e di raccolta. È stato inoltre definito un logo che permette di riconoscere la provenienza geografica della castagna della val Pellice. La raccolta avviene dall’ultima settimana di settembre alla fine di novembre, rappresentando una importante fonte di reddito per l’agricoltore di montagna.
Attualmente il castagno da frutto è al centro di diversi progetti intrapresi dal Gal Escartons e Valli Valdesi e dal Centro Regionale di castanicoltura nell’ambito del PSR 2014-2020.
Il Gal Escartons delle Valli Valdesi, nell’ambito della operazione 19.3 del Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020 della Regione Piemonte è capofila del progetto di cooperazione con il territorio francese “Riconquista territoriale silvicola ed agricola: una guida di buone pratiche”.
Questo progetto ha l’obiettivo di creare linee guida condivise su entrambi i versanti transfrontalieri per mettere a servizio del territorio le buone pratiche presenti, per favorire la riconquista territoriale e la creazione di un modello economico ottimale negli areali del castagno. Saranno sviluppate nello specifico azioni relative alla formazione professionale e all’insediamento dei giovani, con azioni di progettazione di pacchetti formativi specifici sul castagno e di animazione rivolti sia agli studenti degli Istituti Agrari per favorire l’insediamento in attività agricole o di trasformazione sia ad imprese già attive. Il progetto in Italia riguarderà in particolare i boschi di castagno della Valle di Susa, Val Sangone e bassa Val Pellice.
Il centro regionale di castanicoltura nell’ambito del Progetto 3C “Progetti pilota per la Cooperazione ed il miglioramento della Competitività della Castanicoltura regionale”, PSR 2014-2020, Op.16.2.1, ha stilato un quadro fedele della castanicoltura tradizionale piemontese. Con la collaborazione degli attori operanti nel settore (associazioni, cooperative, consulenti e produttori diretti), attraverso una serie di sopralluoghi, sono state censite ed individuate le realtà su cui intervenire attraverso operazioni di recupero e risanamento. Tale azione ha anche permesso di fotografare lo stato dei castagneti da frutto in Piemonte e mettere in luce l’attuale situazione castanicola, fatta di pochi appezzamenti di superficie ridotta, frammentati con piante molto spesso in condizioni morfo-funzionali precarie. Una situazione che sicuramente grazie alle iniziative e alle attività di settore che hanno iniziato virtuosamente operato negli ultimi anni sul territorio potrà sicuramente evolvere vero uno sviluppo positivo.